Fulvio Sbarretti

Fulvio Sbarretti

Motivazione della Medaglia d'oro al valor militare di Fulvio Sbarretti
“Durante la dominazione tedesca, teneva salda la tradizione di fedeltà alla patria, prodigandosi nel servizio ad esclusivo vantaggio della popolazione e partecipava, con grave rischio personale all'attività del fronte clandestino. Pochi giorni prima della liberazione, mentre già al sicuro dalle ricerche dei tedeschi, si accingeva ad attraversare la linea di combattimento per unirsi ai patrioti, veniva informato che il comando germanico aveva deciso di fucilare 10 ostaggi, nel caso non si fosse presentato al comando entro poche ore. Pienamente consapevole della sorte che lo attendeva, serenamente e senza titubanza la subiva, perché dieci innocenti avessero salva la vita. Poco dopo affrontava con stoicismo il plotone di esecuzione tedesco e al grido di viva l'Italia, pagava con la vita il sublime atto di altruismo. Fiesole 12 agosto 1944”.


Agli inizi degli anni venti del 1900 i coniugi Angelo Sbarretti e Santa Gasparri, originari di Bagnara, come molti altri nostri concittadini cercarono di migliorare le proprie condizioni economiche emigrando in Lussemburgo e qui, a Kail, il 22 settembre 1922 venne alla luce Fulvio futuro eroe della Resistenza. La perdita del lavoro del capofamiglia e la situazione economica sempre più difficile fecero, poco tempo dopo, decidere ai coniugi Sbarretti il ritorno in patria e alla loro dura vita di contadini. Fulvio passò quindi la sua fanciullezza a Bagnara conseguendo la licenza elementare e contemporaneamente aiutando la famiglia portando al pascolo le pecore e successivamente lavorando come operaio a Spoleto. Arruolato nel gennaio del 1942 fu destinato al fronte greco nel 226° reggimento fanteria Arezzo, un anno dopo poi passò carabiniere ausiliario distaccato alla Legione di Milano. Dopo l'8 settembre del 1943 fu trasferito alla Stazione di Fiesole il cui comandante il vicebrigadiere Giuseppe Amico era a capo della Resistenza locale e precisamente di una delle otto “squadre d'azione” della V Brigata., coadiuvato dai carabinieri della Stazione tra cui Fulvio Sbarretti. La loro attività consisteva nella distruzione di automezzi, di ponti ed installazioni nemiche oltre a fornire informazioni, collegamento, armamento alle altre formazioni partigiane, copertura delle azioni patriottiche ed occultamento di ex prigionieri alleati. Attività passate inosservate ai tedeschi perché svolte sempre di notte e lontano da Fiesole per evitare ritorsioni alla popolazione. Ma il 27 luglio 1944, nel corso di un'azione di copertura ad una stafetta partigiana, i tedeschi scoprono i carabinieri in appoggio, tra cui Fulvio Sbarretti, e nel corso dello scontro a fuoco che ne segue un militare germanico viene ucciso, uno dei carabinieri e la staffetta partigiana arrestati e poi fucilati. Di qui in poi la situazione precipita e i carabinieri decidono di darsi alla macchia, si nascondono perciò nella zona archeologica fiesolana per poter poi raggiungere i partigiani oltre le linee. Ma i nazisti, furiosi contro i carabinieri, lanciano un ultimatum: se QUESTI non si presenteranno al comando germanico dieci civili presi in ostaggio a caso tra la popolazione saranno uccisi. Fulvio Sbarretti con i suoi due compagni Vittorio Marandola di Cervaro (FR) e Alberto La Rocca di Sora (FR) decidono, consapevoli che questo avrebbe significato la loro sicura morte, di consegnarsi ai tedeschi e la sera del 12 agosto 1944 vengono fucilati.

di Francesco Sorbelli